Il pensiero filosofico del personalismo era già presente in Blondel (1861-1949) e Peguy (1873-1914), che cercano una strada per sfuggire all’opposizione tra liberalismo capitalista e socialismo marxista, verrà esattamente definito da Emmanuel Mounier (1905-1950) e la redazione di “Esprit” negli anni Trenta del Novecento.La strada diviene quindi quella di dare peso “politico” alla “persona”, intesa non come individuo egoista, ma come parte della comunità alla quale partecipa, dando il suo contributo personale e umano; in altre parole non si tratta di “liberare” il privato attraverso il pubblico, al contrario il personalismo propugna il sovvertimento del pubblico da parte del privato: la nuova città consacrerà e svilupperà le relazioni fra le persone e le comunità.
Emmanuel Mounier (Grenoble 1905 - Châtenay-Malabry, Seine, 1950), pubblicista e filosofo francese. Nel 1932, influenzato dalle posizioni di Berdjaev e di Maritain, fondò la rivista "Esprit". Il progetto editoriale nasceva dall’esigenza di rispondere alla «crisi di civiltà» che stava attraversando l’Occidente prospettando una «terza via», in contrapposizione tanto all’individualismo e al liberalismo borghesi quanto al totalitarismo comunista. Nei suoi scritti teorizzò un «personalismo comunitario» in cui si fondono motivi filosofici disparati, tratti soprattutto dallo spiritualismo cristiano (Péguy, Bergson, Blondel), dall’esistenzialismo (Berdjaev, Marcel, Barth) e dal marxismo.
Nella sua concezione la persona non va confusa con l’individuo, ma è realtà spirituale unica, protesa verso la trascendenza; la persona tende così a realizzarsi in una dimensione comunitaria, attraverso una partecipazione reale e attiva alla vita democratica.
Jacques Maritain nasce a Parigi nel 1882, in una famiglia protestante, figlio di un avvocato, Paul Maritain e di Geneviève Favre (figlia del politico Jules Favre). Dopo aver frequentato il liceo Henri-IV, inizia a studiare alla Sorbona dove si laurea dapprima in filosofia e poi in scienze naturali. Qui, tra i corridoi dell’Università, incontra Raïssa Oumançoff, immigrata russa di origine ebraica, che diventerà sua moglie. Nel romanzo autobiografico I grandi amici Raissa ricorda il loro primo incontro: «Divenimmo presto inseparabili. [..] Non esisteva niente al difuori di ciò che dovevamo dirci: bisognava ripensare insieme l’universo intero, il senso della vita, la sorte degli uomini, la giustizia e l’ingiustizia delle società. Bisognava leggere i poeti e i romanzieri contemporanei, frequentare i concerti classici, visitare musei di pittura… il tempo passava troppo in fretta e non potevamo sprecarlo nelle banalità della vita. Per la prima volta potevo veramente parlare di me, uscire dalle mie riflessioni silenziose per comunicarle, dire i miei tormenti. Per la prima volta incontravo qualcuno che mi ispirava di colpo una confidenza assoluta; qualcuno che, lo sapevo già da allora, non mi avrebbe mai delusa; qualcuno con cui, su tutte le cose, potevo così ben armonizzare. Un altro Qualcuno aveva prestabilito fra noi, malgrado così grandi differenze di temperamento e di origine, una sovrana armonia».
Dal 1906 al 1930 Maritain contribuì alla rinascita del tomismo essenzialmente con tre lavori: La filosofia bergsoniana nel 1914, Introduzione alla filosofia del 1921 e Antimoderno, del 1922. Fu un periodo caratterizzato dall'adesione al movimento reazionario Action françoise di Charles Maurras, che aveva affermata l'esigenza di ripulire il Vangelo dal "suo veleno rivoluzionario". Maritain abbandonò Maurras nel 1926, dopo la condanna pronunciata da Pio XI nei confronti di Action françoise. Ma non dobbiamo interpretare questa seconda svolta come un atto di obbedienza alla gerarchia ecclesiastica. Fu il frutto di una riflessione sul senso del cristianesimo e del Vangelo che finì con l'andare ben oltre le posizioni moderate di Pio XI.
Il terzo periodo è quello che va dal 1930 al 1960. Escono le opere della maturità: oltre a Religione e cultura, Maritain pubblicò Distinguere per unire e Umanesimo integrale del 1936, sicuramente l'opera più famosa. A causa delle persecuzioni razziali naziste, Maritain si trasferì negli Stati Uniti con la moglie Raissa Oumançoff, che era un'ebrea russa. Qui Maritain insegnò a Princeton e alla Columbia, tenne numerose conferenze e pubblicò I diritti dell'uomo e la legge naturale, Da Bergson a Tommaso d'Aquino, Breve trattato dell'esistenza e dell'esistente, La persona e il bene comune. Il lungo soggiorno americano, durato fino al 1960, fu solo brevemente interrotto dal 1944 al 1948, quando Maritain fu ambasciatore della Francia libera presso la Santa Sede.
Nel 1951 uscì il libro di filosofia politica L'uomo e lo stato che rappresenta la Summa del pensiero politico di Maritain e che poneva con forza il problema dell'inscindibilità del rapporto tra democrazia ed educazione, sviluppando insieme una critica nei confronti della pseudodemocrazia nonché una evidenziazione del carattere cristiano della democrazia moderna.
L'ultimo periodo della vita di Maritain fu segnato dal ritiro presso i Piccoli fratelli di Gesù a Tolosa. Durante il Concilio ecumenico Vaticano II fu più volte interpellato da Paolo VI per la migliore definizione di alcune importanti questioni teologiche. Alla fine dei lavori conciliari ricevette il Messaggio del Concilio destinato agli intellettuali di tutto il mondo. Nel 1966, Maritain pubblicò Il contadino della Garonna, un'importante riflessione sul Concilio e sulle prospettive post-conciliari. Morì a Tolosa nel 1973.
Dal 1906 al 1930 Maritain contribuì alla rinascita del tomismo essenzialmente con tre lavori: La filosofia bergsoniana nel 1914, Introduzione alla filosofia del 1921 e Antimoderno, del 1922. Fu un periodo caratterizzato dall'adesione al movimento reazionario Action françoise di Charles Maurras, che aveva affermata l'esigenza di ripulire il Vangelo dal "suo veleno rivoluzionario". Maritain abbandonò Maurras nel 1926, dopo la condanna pronunciata da Pio XI nei confronti di Action françoise. Ma non dobbiamo interpretare questa seconda svolta come un atto di obbedienza alla gerarchia ecclesiastica. Fu il frutto di una riflessione sul senso del cristianesimo e del Vangelo che finì con l'andare ben oltre le posizioni moderate di Pio XI.
Il terzo periodo è quello che va dal 1930 al 1960. Escono le opere della maturità: oltre a Religione e cultura, Maritain pubblicò Distinguere per unire e Umanesimo integrale del 1936, sicuramente l'opera più famosa. A causa delle persecuzioni razziali naziste, Maritain si trasferì negli Stati Uniti con la moglie Raissa Oumançoff, che era un'ebrea russa. Qui Maritain insegnò a Princeton e alla Columbia, tenne numerose conferenze e pubblicò I diritti dell'uomo e la legge naturale, Da Bergson a Tommaso d'Aquino, Breve trattato dell'esistenza e dell'esistente, La persona e il bene comune. Il lungo soggiorno americano, durato fino al 1960, fu solo brevemente interrotto dal 1944 al 1948, quando Maritain fu ambasciatore della Francia libera presso la Santa Sede.
Nel 1951 uscì il libro di filosofia politica L'uomo e lo stato che rappresenta la Summa del pensiero politico di Maritain e che poneva con forza il problema dell'inscindibilità del rapporto tra democrazia ed educazione, sviluppando insieme una critica nei confronti della pseudodemocrazia nonché una evidenziazione del carattere cristiano della democrazia moderna.
L'ultimo periodo della vita di Maritain fu segnato dal ritiro presso i Piccoli fratelli di Gesù a Tolosa. Durante il Concilio ecumenico Vaticano II fu più volte interpellato da Paolo VI per la migliore definizione di alcune importanti questioni teologiche. Alla fine dei lavori conciliari ricevette il Messaggio del Concilio destinato agli intellettuali di tutto il mondo. Nel 1966, Maritain pubblicò Il contadino della Garonna, un'importante riflessione sul Concilio e sulle prospettive post-conciliari. Morì a Tolosa nel 1973.
La critica al marxismo insiste sulla duplice connotazione della concezione marxista della scienza che cade da un lato nel praticismo e dall'altro nel dialetticismo. Il marxismo fa consistere la conoscenza stessa in una pratica delle cose, in un'attività di dominio sulla materia. Ma questo è praticismo. Mentre il dialetticismo "pretende di ritrovare anche nelle scienze il processo tipico della dialettica intesa nel senso che Marx da a questo termine". Positivismo e marxismo sono dunque accomunati da un monismo epistemologico. Per superare i loro limiti, Maritain propone il pluralismo epistemologico e il realismo critico. Secondo tali metodi, la scienza, nel suo significato di sapere rigoroso, non è qualcosa di uniforme, ma un procedere duttile e differenziato, che muta di grado in grado. Arriviamo così alla rappresentazione metodologica dei gradi del sapere.
Per questo in Maritain l'idea di epistemologia si configura non come semplice teoria della scienza in senso empirico, ma come teoria del sapere, e il sapere comprende tanto quello sapienziale (tipico del pensiero classico) quanto quello scientifico (privilegiato dal pensiero moderno). Ne consegue che l'epistemologia, se vuole essere integrale, deve occuparsi di "scienza e sapienza".
Maritain costruisce, in base ai gradi del sapere una sorta di gerarchia delle discipline, cominciando a dividere le scienze in empiriche e formali. Le prime si distinguono in empiriometriche (cioè matematizzate) ed empirioschematiche, ossia non-matematizzate. Le scienze empiriometriche non hanno fondamento senza la matematica e sono quindi subordinata ad essa. Le scienze empirioschematiche sono invece subordinate alla filosofia, anche se in forma debole. Infatti possono costituirsi senza filosofia (affermazione che riteniamo assai discutibile) ma mantengono con essa una relazione di reciproco completamento. Maritain, in sostanza, ritiene che sia le scienze matematiche che quelle empirioschematiche siano legittime. Tuttavia, ponendo una differenza di gradi, finisce col proporre una differenza gerarchica che non ci sembra consona al carattere stesso dell'impresa scientifica. Secondo Maritain, comunque, la scienze sperimentali si collocano al primo grado di astrazione, e quella matematiche al secondo.
Per Maritain si tratta di tenere ferma la verità di Aristotele e Tommaso (il sapere ontologico della natura) e la verità di Galilei e Kant (il sapere empiriologico della natura); il problema contemporaneo è quello di sviluppare la filosofia della natura tenendo conto dei progressi della scienza, della natura. Lo sviluppo della filosofia della natura è positivo in relazione sia al sapere scientifico sia alla metafisica.