In epoca romana, i beduini avevano svolto una funzione di collegamento fra l’Oriente ed il Mediterraneo. Quest’ultimi si procuravano i frutti della terra nel regno dello Yemen, sede di un’antica civiltà dalla sviluppata agricoltura irrigua.Questa città fu poi attaccata e rovinata dalla Persia; i beduini quindi furono costretti a migrare verso nord.
L’interesse comune dei persiani e bizantini verso l’Arabia, fece crescere di gran lunga l’importanza delle vie carovaniere e delle oasi, come la Mecca e Medina, dove si erano sviluppate oligarchie mercantili che dominavano la vita economica e politica. Fu in questi ambienti urbani dove iniziò la predicazione di Maometto (570 ca – 632), un uomo che inseriva in un contesto originale elementi derivanti dall’ebraismo e dal cristianesimo.
Secondo la tradizione, in una grotta, Maometto ebbe la prima rivelazione: l’arcangelo Gabriele gli rivelò che proprio lui, Maometto, sarebbe stato il profeta di Allah. Da allora, e per 20 anni, le rivelazioni si succedettero, dando luogo alla composizione del libro sacro dell’islam, il Corano.
La prima predicazione di Maometto si caratterizzò per il suo tono apocalittico e per una rigida concezione monoteista. Ciò allarmò le figure maggiori della città, che, oltre a controllare le vie commerciali che passavano per la Mecca, erano i protettori della pietra nera.
Di fronte all’ostilità crescente delle grandi famiglie, Maometto ed i suoi seguaci dovettero trovare riparo a Medina, un’oasi nei pressi della Mecca.
Nei circa 8 anni trascorsi a Medina, Maometto ottenne il dominio dell’oasi e allargò la cerchia dei suoi fedeli.
Maometto si proponeva come sigillo dei profeti, intendendo offrire la forma più perfetta e autentica del monoteismo.
Da Medina Maometto lanciò il nuovo messaggio di una profonda unità del popolo arabo e della fine delle lotte tribali, conferendo quindi alla religione di Allah un forte contenuto nazionalistico.
Accanto alla professione monoteista di fede, il musulmano aveva quattro doveri essenziali:
1- La preghiera quotidiana;
2- L’elemosina alla comunità dei fedeli;
3- Il digiuno dall’alba al tramonto nel nono mese lunare (il ramadam);
4- Il pellegrinaggio alla Mecca (da effettuarsi almeno una volta nella vita).
La Nascita e la diffusione dell'Islam
Gli Arabi erano un insieme di popolazioni di stirpe semita abitanti l'attuale penisola arabica, che, con i suoi 3. milioni di Kmq, è la seconda penisola per estensione dopo il Subcontinente Indiano.Ma, nonostante l'imponente estensione territoriale, le caratteristiche del territorio sono desertiche: il clima è arido e inclemente e il paesaggio desertico è interrotto solo da qualche oasi. Il clima caldo e secco delle regioni interne è conseguenza della presenza
lungo le aree costiere di rilievi che fermano i venti umidi provenienti dal mare. In queste aree desertiche era possibile, nel passato, spostarsi solo grazie ai cammelli. Nell'età antica soltanto nelle regioni costiere erano presenti popolazioni sedentarie:
- Regno di Himuar ( attuale Yemen) → area meridionale
- Regno dei Nabatei - l'etra - Palmira → settentrionale
Fin dall'antichità, le particolari caratteristiche del territorio impedirono lo sviluppo delle attività agricole, essendo l'area priva di risorse naturali. Ciò ebbe come conseguenza il disinteresse delle grandi potenze per quest'area. Ma la posizione strategica, di cerniera tra Occidente e Vicino Oriente, ne fece un'area fondamentale per il passaggio delle rotte commerciali carovaniere. Le città della costa, in cui si svolgevano le attività commerciali, erano sotto il
controllo politico delle più importanti famiglie locali di commercianti. Il trasporto delle merci lungo le rotte carovaniere era garantito dai beduini, tribù nomadi di pastori. Tale denominazione, data dagli abitanti delle oasi e delle città, deriva da bedu/pl. Bedewi => " gli abitanti della bàdia " = " deserto " in antico arabo; essi, nella loro lingua, si definivano arab = “la gente” → da cui Arabia e Arabi.
I beduini garantivano la sicurezza delle merci durante la fase di trasporto e i mercanti garantivano loro la possibilità di rifornirsi, nelle città e nelle oasi, dei beni necessari di cui avevano bisogno: prodotti agricoli, utensili, ma anche armi, che non potevano essere prodotti da loro, dato il loro nomadismo.
Tra V e VI secolo le tribù nomadi, guidate dal sayid erano le uniche istituzioni, sociali e politiche presenti nell'area intera; la loro vita era regolata dalla Sunna, codice orale di norme tradizionali. La religione delle tribù nomadi era solitamente politeista, con divinità legate al Sole e con figure di folletti, a metà tra divino e umano, i ginn; essi abitavano il deserto e accompagnavano i componenti delle tribù durante le loro marce.
Insieme ai suoi primi seguaci, nel 622 Muhammad si spostò dunque a Yathrib (poi rinominata Medina). Lì il Profeta divenne un vero e proprio capo politico e si costituì il primo nucleo della comunità islamica (la umma). Il ritorno a La MeccaIn seguito Muhammad tornò a La Mecca. Nel 624 la sostituì a Gerusalemme come punto di orientamento per la preghiera. Anche lì, dopo qualche anno di conflitti e di trattative diplomatiche con i clan locali, la maggior parte delle tribù si convertì all’Islam. Da quel momento in poi, la diffusione del nuovo monoteismo e le conquiste territoriali degli Arabi sono state rapide e molto vaste. Alla morte di Muhammad nel 632, l’Islam riuniva ormai gli Arabi in una fede religiosa comune e in una comunità politicamente coesa.
Negli anni immediatamente successivi alla morte del Profeta, la guida della comunità islamica fu assunta da quattro califfi che, succedendo rapidamente l’uno all’altro, iniziarono la costruzione di quello che sarebbe diventato un grande impero islamico, esteso dalla Persia alla penisola iberica.
Le prime conquiste arabe determinarono la fine dell’indebolito impero persiano guidato dalla dinastia sasanide e un radicale ridimensionamento dell’impero bizantino, che perse l’Egitto e la Siria.
La rapidità e l’efficacia dell’espansione islamica ha alcune ragioni storiche principali:
All’inizio dell’espansione, gli Arabi mantennero nei territori conquistati l’organizzazione amministrativa e fiscale ereditata dagli imperi precedenti. Cristiani ed ebrei poterono conservare le proprie tradizioni religiose, in cambio del pagamento di un’imposta. All’inizio, gli Arabi costituivano un’élite militare, parzialmente separata dal resto della società. Abbastanza rapidamente, però, iniziò un processo di assimilazione reciproca fra i nuovi venuti e le popolazioni locali.
Nell’VIII secolo, i non arabi convertiti all’Islam furono ammessi nell’esercito. Contemporaneamente, le milizie arabe iniziavano a stabilirsi nelle province. La lingua araba si diffondeva come lingua comune e la nuova religione, abbracciata dalla maggior parte dei locali, costituiva un elemento centrale dell’unità politica e culturale del nuovo impero. Anche quando successivamente l’impero islamico perse la sua unità politica, si andava ormai costituendo una civiltà islamica, con una cultura, una lingua e delle tradizioni comuni.
Facciamo un passo indietro e torniamo al VII secolo, all’inizio della storia del califfato. Durante il regno dei primi quattro califfi, il governo delle province fu affidato a dei governatori (emiri), assistiti da un corpo di guardia e da un giudice. Tramite gli emiri, i califfi mantennero un saldo governo centrale del potere. La carica divenne ereditaria e con Othman (644-656) iniziò la dinastia del clan degli Omayyadi (660-750).
Sotto gli Omayyadi, gli Arabi continuarono l’espansione conquistando l’Africa settentrionale e la penisola iberica, spesso trovando una buona accoglienza da parte della popolazione locale. Trasferirono la capitale a Damasco e attaccarono Costantinopoli, ma furono sconfitti dai bizantini nel 678. Sotto la dinastia Omayyade, gli Arabi arrivarono fino all’Indo.Il califfato abbasideCon il supporto degli Sciiti, a metà dell’VIII secolo gli Abbasidi si impadronirono del potere, uccidendo l’ultimo califfo omayyade. Nel 762, il califfo Al-Mansur fondò Baghdad, facendone la capitale di un impero riorganizzato sul modello della monarchia assoluta orientale. Il potere effettivo venne concentrandosi nelle mani dei funzionari, che riuscirono a rendere anche le proprie cariche ereditarie, fondando dinastie.
La composizione dell’esercito era nuovamente mutata: i soldati erano allora per lo più mercenari, soprattutto turchi. Con gli Abbasidi, Baghdad divenne un centro culturale fiorente, dove si incontrano medici, filosofi e scienziati provenienti da ogni dove.Sotto la dinastia abbaside, in particolare dal X secolo, si svilupparono forti spinte autonomistiche, di origine etnica o incentivate da governatori locali a causa di rivalità politiche. Il titolo di califfo venne rivendicato sia dalla dinastia sciita dei Fatimiti che controllava l’Africa settentrionale e la Palestina, sia dall’emiro di Cordova, ultimo erede degli Omayyadi. L’impero si divise in diversi califfati. La dinastia abbaside riuscì a mantenere il potere a Baghdad fino al 1258, data della conquista mongola.
La parte centro-meridionale della penisola iberica – chiamata al-Andalus – divenne un emirato indipendente nel 756 e un califfato nel 929. Il governo islamico condusse una politica di tolleranza e integrazione nei confronti di ebrei e cristiani. Il regno raggiunse un altissimo livello di sviluppo economico e culturale.
Nel 997, il califfato di Cordova conquistò Santiago de Compostela e successivamente sottrasse ai Fatimiti i territori berberi dell’Africa settentrionale. All’inizio dell’XI secolo, però, il califfato si frammentò, dividendosi in una serie emirati e principati più piccoli. Al-Andalus sarà riunita alla fine dell’XI dagli Almoravidi, una dinastia berbera che si era già imposta in Marocco. Fra XI e XII secolo, nella penisola iberica si intensificarono i conflitti con i regni cristiani del nord, che approfittando della debolezza del califfato si espandevano conquistando una sempre maggior porzione dei suoi territori.
Nello stesso periodo, i Fatimiti istituivano un califfato autonomo in Egitto. Il Cairo, fondata nel 969, divenne rapidamente il più grande centro commerciale dell’epoca. In seguito, gli stessi Fatimiti conquistarono tutto il Maghreb e la Sicilia, giovandosi sempre della pacifica convivenza con i cristiani e gli ebrei.
La conquista della Sicilia fu particolarmente lenta. Dopo lo sbarco a Mazara e la vittoria contro i Bizantini vicino a Corleone, l’esercito islamico composto di Arabi, Berberi e Andalusi si diresse verso Siracusa, che avrebbe resistito per decenni alla conquista. Nell’831 cadde anche Palermo, che in poco tempo sarebbe diventata una delle grandi metropoli dell’Islam. Le ultime città bizantine dell’isola furono conquistate nel 965.
Ancora oggi la Sicilia conserva numerose tracce del suo passato islamico. Questa eredità linguistica è particolarmente evidente nella toponomastica. Per esempio, il suffisso “Calta” o “Cala” presente nel nome di molti comuni siciliani (Caltanissetta, Caltabellotta, Caltagirone, Calatafimi, Calascibetta, Caltavuturo) viene dall’arabo qal’at, luogo fortificato, fortificazione. Mentre Mongibello (l’Etna), Gibellina o Gibilmanna conservano nel proprio nome la parola araba gebel, monte o altopiano.
Costituitasi come emirato indipendente sotto la dinastia dei Kalbiti, la Sicilia visse un secolo di prosperità e benessere. L’agricoltura si sviluppò non solo attorno alle città principali ma in tutta l’isola, permettendo esportazioni verso le coste africane. Furono introdotti gli agrumi, la palma e il papiro, con la conseguente nascita di industrie di varia natura, promosse e gestite direttamente dallo stato. L’isola rimase sotto il governo islamico fino all’arrivo dei Normanni nell’XI secolo.
Concetti chiave