BULLISMO E CYBERBULLISMO
Ultime ricerche ci dicono che il 34 % dei ragazzi è vittima di cyberbullismo e le percentuali di
coloro che pensano al suicidio o commettono atti di autolesionismo sono sconcertanti.
Ciò che rende il web pericoloso è la velocità con cui le notizie si diffondono. Qualsiasi tipo di pettegolezzo o calunnia, genera
nella vittima senso di oppressione, impotenza, isolamento dagli amici, dalla famiglia e dal tessuto sociale.Una volta che i contenuti sono in rete ci rimangono per sempre.
La vittima non ha via di fuga. Percepisce il peso di tutti gli
utenti che guardano e
condividono le calunnie che gli
sono rivolte.
Questo effetto definito a “valanga” è provocato dalla deresponsabilizzazione da parte
degli utenti.
Deresponsabilizzazione: tutti gli utenti che osservano e condividono contenuti violenti diretti verso qualcuno che non conoscono e del quale non gli importa. Avere uno schermo davanti a sè e non gli occhi della vittima comporta una desensibilizzazione e una incapacità a provare empatia. Molti non hanno intenzione di fare del male e nè percipiscono la sofferenza della persona che viene insultata e umiliata, e quindi condividono senza rendersene conto.
Quando una persona è vittima di bullismo, non si sta compiendo un’azione solo nei confronti della vittima, ma si rende il contesto partecipe dell’atto stesso.
SPETTATORI DI VIOLENZA:
Spettatori passivi osservano l’azione senza mai agire; pensano che sia meglio non immischiarsi e che qualcuno faccia qualcosa. Quelli che prendono le difese delle vittime.
Spettatore che osserva e non pensa che qualcuno farà qualcosa e nè crede che abusare di qualcuno sia sbagliato, ma osserva per il solo gusto di osservare.
VIOLENZA SUL WEB:
La violenza sul web viene cliccata, linkata e mostrata a milioni di utenti.
Questo fenomeno si chiama cyberbashing: maltrattamento informatico.
Questo consiste nel registrare con lo smartphone un atto di violenza per poi metterlo online. Non è solo registrare un atto di violenza ma diffonderlo in rete è come renderlo “lecito”.
GLI SPETTATORI:
Gli spettatori che da casa incitano e imitano come se vivessero un videogioco. Questa capacità di essere spettatore della violenza ed estraniarsi da essa fa parte oramai della nostra epoca, dove tutto ciò che è reale diventa virtuale.
Ci troviamo di fronte ad una forma di “psicosi di massa”,dove i giovanissimi, che non hanno esperienze diverse da quelle attuali, percepiscono la realtà come un gioco virtuale nel quale si può agire la violenza e parteciparvi pensando che non ci siano conseguenze.
CHI SONO GLI HATERS?
Le persone che schiaffeggiano gli altri nella vita virtuale sono spinti dal desiderio di diffondere online la propria frustrazione.
Sono persone che provano senso di impotenza nella loro vita. Nel loro contesto familiare e sociale hanno un limitato diritto di parola. Non hanno potere decisonale nella vita reale e quindi si sentono rivestiti di onnipotenza nel mondo virtuale e si sentono liberi di esprimere tutto ciò che pensano senza restrizioni. Queste persone attaccano i più deboli.
Sono persone che si sentono liberi di dare sfogo ai loro disagi fino a quel momento repressi;
Altri lo fanno per puro divertimento, per passatempo e per evadere dalla monotonia;
Egocentrici: usano dei mezzi spietati per farsi notare dagli altri nel bene o nel male.
UMILIARE L’ALTRO COME FONTE DI GRATIFICAZIONE:
Per gli haters più se ne parla meglio è.
Distruggere le persone psicologicamente aumenta il loro ego. Più violento è l’attacco più sarà grande la soddisfazione provata.
COME COMBATTERE GLI HATERS?
Si può agire denunciando alle autorità legali. A livello emotivo è preferibile non reagire alle provocazioni,anche se può risultare difficile. Intentare un dialogo con un haters è impossibile perchè troverà sempre il modo di manipolare le tue opinioni e risultare comunque vincitore.
IL PASSATO DI UN HATER:
L’odio online è sempre prodotto da disagi personali, una violenza
senza esposizione fisica.
Sarebbe utile sin dall’infanzia insegnare ad avere un rapporto sano con i social network così da non utilizzarli in futuro come bacino dove svuotare le proprie frustrazioni. Una comunicazione sana è collegata all’importanza delle proprie azioni nei confronti del prossimo.
LE VITTIME:
Gli adolescenti appaiono così social e così pieni di amici che spesso dentro nutrono un malessere che non riescono ad esprimere a parole.
Oggi il tasso di suicidi tra gli adolescenti è aumentato notevolmente e le cause sembrerebbero derivare da condotte violente di tipo psicologico e fisico che gli adolescenti subiscono dai loro compagni.
Chi è vittima nutre il bisogno di essere apprezzata, vive la paura costante di non essere capita, ed è insicura.
Con la velocità del web si arriva a diventare in tempi davvero brevi “quella ragazza” o “quel ragazzo” e saremo additati nei corridoi o spintonati tra le scale, finendo così per essere soli a mensa ed essere considerati invisibili.
COSA FARE:
Bisogna prestare molta attenzione a ciò che si mette in rete, perchè una volta caricato rimarrà lì per sempre.
Se si dovesse ricevere un sms o un video a sfondo minaccioso sarebbe meglio non rispondere e segnalare il contatto.
Nei social network sono presenti tutti I nostri dati privati, è il nostro biglietto da visita e se qualcuno non condivide il nostro pensiero può scagliarsi contro di noi in maniera violenta. Bisogna denunciare chi fa questo.
È importante che dall’infanzia si dia una buona conoscenza e un buon uso del computer o del telefono.