IDEE PER INSEGNARE – II GRADO
Carlo Emilio Gadda può insegnarci come scrivere con raffinato gusto letterario una ricetta, le Cosmicomiche di Calvino possono essere spunto da cui partire per un testo di divulgazione scientifica, ma è anche possibile comprimere in un tweet un intero capitolo dei Promessi sposi. La letteratura rappresenta un bacino inesauribile di spunti per affrontare altre forme di linguaggio. Suggeriamo alcune idee per progettare lezioni che facciano cimentare la classe su diverse tipologie di produzione scritta.
Sulla nostra letteratura grava un pregiudizio solo in parte fondato: quello di servirsi di una lingua “morta”, altamente codificata, esemplata su alcuni modelli ben definiti ed estremamente selettiva, ridotta a un repertorio fisso di lemmi e di figure, nemica giurata del moderno, refrattaria a ogni innovazione e a ogni ampliamento. Questa religione della lingua letteraria, innegabilmente, ci fu, ebbe molti seguaci e poté vantare persino i suoi testi sacri, come le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo o il Vocabolario degli Accademici della Crusca, ispirati a una concezione statica, immutabile, della lingua che si appoggiava a un supposto criterio di purezza e di perfezione.
Ma è sintomatico – si direbbe un segno del destino – che l’ultima edizione del Vocabolario della Crusca, arenatasi nel 1923 alla lettera O, ammainasse le vele su un termine, derivato bensì da un verbo greco, ma di conio ottocentesco e di pertinenza scientifica, come "ozono", segno di una sopraggiunta insostenibilità della resistenza puristica all’espansione e all’aggiornamento della lingua.
In ogni caso, malgrado i freni e i condizionamenti di questo partito rigidamente ortodosso, anche la letteratura dei secoli che furono operò molti innesti significativi, specie nell’ambito dei generi minori, più popolari, nelle zone franche della scrittura burlesca, dialettale, maccheronica e comico-realistica, o nei campi meno vigilati e meno controllabili della prosa scientifica, tecnica, filosofica o giuridica. E un impulso notevole in questa direzione venne, fin dal Settecento, anche dalle riviste e dai giornali, ovvero dai “media” e dai “social” di allora. I romantici, poi, hanno avviato su questo terreno una rivoluzione permanente che, salvo pochi e storicamente comprensibili arroccamenti (Carducci “scudiero dei classici”, Ermetismo e dintorni), è diventata una delle cifre più caratteristiche della modernità letteraria, fino ai nostri giorni. I letterati sono scesi dalle loro torri d’avorio e hanno cominciato a rincorrere la vita nei luoghi sociali del suo più tipico e nevralgico svilupparsi.
Prendendo a prestito da Montale una formula particolarmente calzante, nella letteratura italiana moderna e contemporanea prevale nettamente, a livello di tessuto linguistico non meno che di corpus tematico, il principio di “inclusione”, per cui tutte le parole e tutte le forme dell’uso possono essere legittimamente incorporate nei testi letterari. Ci muoviamo nel solco di quella linea dantesca che trionfa nella modernità letteraria, portando anzi alle estreme conseguenze il plurilinguismo e la molteplicità dei registri stilistici. A prenderle nel loro insieme, le opere degli ultimi due secoli possono essere considerate, in un certo senso, come il thesaurus più completo della lingua dell’uso in tutte le sue stratificazioni sociali, in tutte le sue declinazioni settoriali e in tutte le sue articolazioni mediatiche, accogliendo perfino intercalari, espressioni gergali, modi di dire, strutture sintattiche e lemmi regionali che i dizionari non contemplano. Gli scrittori, per citare Saussure, hanno il potere di convertire la langue in parole, conferendo dignità estetica alla materia linguistica, per cui tutto ciò che di una comunicazione verbale passa attraverso il crogiuolo di un testo letterario viene restituito alla langue con un bollino di garanzia, un marchio di ufficialità e di maggiore, allargata, sociabilità.
Tenendo conto di questa linea inclusiva, che attraversa, prima sottotraccia e poi in piena luce, la nostra letteratura, si può programmare, in sede didattica, una prima serie di esercizi di lettura, sollecitando l’attenzione della classe sul trapianto in qualche testo letterario di forme e modalità comunicative proprie di una certa categoria di messaggi e del canale impiegato. Analizzare dal punto di vista morfologico, all’interno delle opere letterarie, i vari tipi di testo verbale di cui abbiamo deciso di occuparci, consentirà allo studente di comprendere le caratteristiche di ciascuno. Obiettivo di questa fase preliminare sarà dunque l’acquisizione delle necessarie competenze teoriche, o in altri termini la scoperta delle regole di funzionamento dei tipi di testo esaminati. Ovviamente, per raggiungere lo scopo non è obbligatorio servirsi della mediazione di un testo letterario: si potrebbe lavorare direttamente su un campione prelevato, alla bisogna, da un giornale, da un ricettario, da un codice, da un social o da una confezione di biscotti. Ma solo il filtro letterario può garantire la qualità del prodotto, aggiungendo al rispetto del codice l’intensità e l’efficacia, insomma il fascino estetico, dell’invenzione artistica. Nessuno, infatti, meglio di un poeta o di uno scrittore può mostrarci in concreto quanto di buono si possa ricavare anche solo da un tweet.
Innesti e trapianti: alcuni esempi dai testi letterari
Vediamo, allora, con beneficio d’inventario, qualche esempio di uso letterario di una determinata tipologia testuale.
Esempi di contaminazioni più moderne
Nella letteratura più recente sono poi entrati prepotentemente i linguaggi della società mediatica e dei beni di consumo: la musica, i fumetti, gli spot pubblicitari sono di casa nella cosiddetta “narrativa generazionale”, almeno a partire dai “Cannibali”.
Un libro in un tweet
Una volta assimilate le regole che sovrintendono alla redazione di un certo tipo di testo, si può procedere con l’appropriazione pratica. A tal fine, senza mai perdere di vista l’orizzonte letterario di riferimento, si possono prevedere degli esercizi applicativi di transcodificazione, ovvero di riscrittura di un’opera o di un brano antologico secondo le regole richieste dal tipo di testo che vogliamo produrre. Operazioni di questo genere sono già state ampiamente sperimentate, e con successo, anche al di fuori dell’ambiente scolastico e senza finalità didattiche, in termini di sfida e di gioco sociale, sicuramente di prove di abilità. Penso in particolare alla cosiddetta Twitteratura, un’invenzione – mi verrebbe da dire – per virtuosi del riassunto, disperante ma proprio per questo seducente, come tutte le scommesse: riuscire a comprimere nello spazio-tempo di un tweet un capitolo dei Promessi sposi o delle Avventure di Pinocchio, una novella di Pirandello o un episodio del Marcovaldo di Calvino. Rimando, per questo aspetto, all’ebook di Sonia Lombardo Narrativa in 140 caratteri. Genesi della Twitteratura (2013), che è anche un eccellente manuale di narrativa in formato francobollo.Altri esercizi di transcodificazione
La transcodificazione da un genere testuale all’altro è un’attività che può essere eseguita nelle direzioni più disparate, modificando a piacere la tipologia testuale di partenza e soprattutto quella di arrivo. Mi limito, anche in questo caso, a fornire qualche spunto operativo ad libitum, con l’unico scopo di mostrare, se ce ne fosse bisogno, quanto vasto sia il campo di applicazione di una simile proposta didattica.
Risultati attesi
L’esito di questi esperimenti, soprattutto all’inizio, sarà molto verosimilmente migliorabile e i ragazzi, anche quando disposti ad affrontare la prova come un gioco divertente e animati dalle migliori intenzioni, si scontreranno con le oggettive difficoltà di un’operazione impegnativa, simile a un rompicapo. Ma da che mondo è mondo le abilità si acquisiscono con la pratica e in ogni caso essi diventeranno più consapevoli delle regole che presiedono a ciascun atto comunicativo, imparando a essere più logici e razionali e a tener conto dei contesti e delle situazioni