La Prima Guerra Mondiale, chiamata così perché fu il primo conflitto della storia che coinvolse varie aree del mondo contemporaneamente, interessò l’Europa e parti di altri continenti tra il luglio 1914 e il novembre 1918. La guerra coinvolse milioni di cittadini mandati a combattere, ma il suo impatto fu pesante anche nelle zone non interessate dalle operazioni militari e al termine delle ostilità il mondo si trovò proiettato in una nuova epoca. Ma perché scoppiò la guerra e come si sviluppò?
Non è facile definire le cause del conflitto. A scuola abbiamo imparato che la guerra scoppiò dopo che l’erede al trono dell’Impero d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, fu assassinato a Sarajevo da un cittadino bosniaco di etnia serba, Gavrilo Princip. Ma un singolo attentato, per quanto grave, non è sufficiente a scatenare un conflitto di proporzioni globali.
Tra le potenze europee c'erano tensioni diplomatiche, particolarmente spinose nella penisola balcanica che era contesa tra alcuni imperi (ottomano, russo e austriaco) e vari movimenti nazionalisti locali. Un ruolo era giocato anche dall’Italia che rivendicava alcuni territori abitati da italiani, ma soggetti all’impero d’Austria: Trieste, Venezia Giulia, Istria e Dalmazia.
Altri motivi di tensione erano le colonie europee in Africa e in Asia e il predominio sui mari. Tuttavia, le controversie esistenti nel 1914, pur essendo serie, non erano più gravi di quelle degli anni precedenti che non avevano provocato uno scontro tra grandi potenze.
Ma allora perché scoppiò la guerra? Non è possibile, ovviamente, dare una risposta precisa. Di sicuro, si innescò un meccanismo a catena. L’Europa era divisa in due “blocchi”, la Triplice Intesa tra Regno Unito, Francia e Russia, e la Triplice Alleanza tra Germania, Italia e Impero d’Austria (quest’ultimo era esteso non solo sull’Austria, ma anche su Ungheria, Cecoslovacchia e parte della penisola balcanica). Quando fu consegnata la prima dichiarazione di guerra, quella dell’Austria alla Serbia, scattò il gioco delle alleanze: la Russia prese le armi contro l’Austria per difendere i suoi alleati serbi e gli altri Paesi fecero lo stesso. Nella decisione di entrare in guerra, contava anche la politica del prestigio: nessuno voleva apparire meno forte e deciso degli altri.
In estrema sintesi, si può dire che la guerra scoppiò perché il sistema delle relazioni internazionali non era organizzato in modo da risolvere le controversie in modo pacifico e locale.
La guerra contrappose l’Intesa agli Imperi centrali (Germania e Austria), ma coinvolse anche altri Paesi. L’Italia, pur facendo parte della Triplice Alleanza, nei primi mesi restò neutrale e nel maggio del 1915 entrò in guerra al fianco dell’Intesa. Dalla stessa parte si schierarono gli Stati Uniti, entrati nel conflitto nel 1917, e altri Paesi che ebbero un ruolo più marginale, come Portogallo, Romania e Giappone.
Accanto a Germania e Austria, invece, presero le armi l’Impero Ottomano (comprendente l’attuale Turchia e buona parte del Medio Oriente), la Bulgaria e alcuni Paesi minori.I fronti di guerraLe guerra fu combattuta su vari fronti, tra i quali i principali, dal punto di vista della strategia e dell’impiego di risorse, oltre che del numero di vittime, furono due:
Il fronte occidentale tra Francia e Germania. I tedeschi tentarono tre volte di avanzare sul territorio della Francia (nel 1914, nel 1916 e nel 1918), ma furono sempre costretti a ritirarsi dai francesi, supportati dagli inglesi e, dal 1917, anche dagli americani.Il fronte orientale, tra Imperi centrali e Russia (che all’epoca confinavano, perché non esisteva la Polonia). Dopo un’iniziale offensiva russa, tra il 1914 e il 1915 i tedeschi (e in misura minore gli austriaci) sconfissero i loro nemici in diverse battaglie e riuscirono a occupare una porzione del territorio russo, finché la rivoluzione bolscevica pose fine alle ostilità. Un terzo fronte importante era quello italiano, che interessò soprattutto la regione della Venezia Giulia (ma con combattimenti anche in Trentino) e fu caratterizzato da lunghe battaglie sul fiume Isonzo fino all’ottobre del 1917, quando gli austriaci, con il supporto dei tedeschi, sfondarono le linee italiane nella battaglia di Caporetto e avanzarono di molti chilometri.
Vi furono combattimenti anche in altre aree del mondo, tra le quali Turchia, con l’attacco anglofrancese presso lo stretto dei Dardanelli, i Balcani, con combattimenti in Serbia, Albania, Bulgaria e Macedonia, e il Medio Oriente, dove gli arabi, supportati dagli inglesi, si ribellarono al dominio ottomano. Non mancarono alcuni scontri navali, come quello dello Jutland del 1916 tra inglesi e tedeschi.
In genere, i soldati combattevano nelle trincee, una sorta di lunghe buche scavate nel terreno. Le trincee dei due schieramenti erano situate a poche centinaia (o persino decine) di metri l’una dall’altra. Quando il comandate ordinava l’assalto, i soldati uscivano dalla loro trincea e si dirigevano verso quella nemica, attraversando lo spazio intermedio (la “terra di nessuno”) sotto i colpi delle mitragliatrici.
Durante gli assalti i morti erano numerosissimi e, anche quando si riusciva a conquistare la trincea nemica, si guadagnavano solo poche centinaia o decine di metri. Perciò si dice che la Prima Guerra Mondiale fu una guerra di posizione. Solo in pochi casi, gli eserciti riuscirono a sfondare le difese nemiche e ad avanzare di molti chilometri.
II combattenti erano in larga maggioranza soldati di leva, cioè semplici cittadini richiamati alle armi, che combattevano perché erano obbligati a farlo: chi rifiutava veniva severamente punito (in genere con la fucilazione). Solo alcune minoranze parteciparono al conflitto per spirito patriottico.
Che tipo di guerra è stata?Nel corso della guerra, il primo vero conflitto totale della storia, furono sperimentate nuove armi: i carri armati, introdotti nel 1916; gli aerei, che erano già stati usati in ambito bellico negli anni precedenti, ma dopo il 1914 acquisirono maggiore importanza; i gas, che negli anni ‘20 saranno vietati dagli accordi internazionali.
Il conflitto, inoltre, coinvolse l’intera popolazione dei Paesi belligeranti. Anzitutto, l’economia fu riconvertita per sostenere lo sforzo bellico e le condizioni di vita peggiorarono. Inoltre, i governi e i media facevano continua propaganda patriottica per coinvolgere quanto più possibile i cittadini, sia quelli che restavano a casa, sia quelli mandati al fronte. In tutti i Paesi, il nemico era dipinto come la personificazione del male: il messaggio che doveva passare era che, se avessero vinto i nemici, si sarebbe affermata una vera e propria barbarie.
La guerra terminò nel novembre del 1918. Sul fronte orientale, la Russia aveva deposto le armi già in marzo, dopo la rivoluzione bolscevica. Sul fronte occidentale, i francesi e gli inglesi, supportati dagli americani, riuscirono a sfondare le linee tedesche in ottobre. Nello stesso periodo l’esercito italiano, riuscì contrattaccare e a recuperare i territori perduti nel 1917.
Germania e Austria si arresero e nel gennaio del 1919 a Parigi iniziò una conferenza di pace. Ai Paesi sconfitti furono imposte condizioni molto pesanti, sia sul piano delle perdite territoriali, sia su quello economico. L’impero d’Austria e quello ottomano furono smembrati; la Germania, oltre a perdere molti territori, fu costretta a pagare una enorme somma di denaro ai vincitori.
Fu decisa anche la nascita di nuovi Stati, come Jugoslavia, Cecoslovacchia, Polonia, Ungheria.
Il conflitto, inoltre, sconvolse la vita politica di molti Paesi. L’Italia, pur essendo tra i vincitori, nel dopoguerra attraversò una profonda crisi che nel volgere di alcuni anni portò all’instaurazione della dittatura fascista; in Russia salì al potere il partito comunista; in Germania fu rovesciata la monarchia.
Infine la guerra ebbe conseguenze profonde anche dal punto di vista sociale. In tutti i Paesi coinvolti, infatti, fu accelerata la “nazionalizzazione delle masse”. Molti soldati, che provenivano dalle aree rurali e non conoscevano nulla al di fuori dei loro paesini, al fronte fecero esperienza di un mondo più grande, entrarono in contatto con loro connazionali di altre regioni e iniziarono a interessarsi della vita pubblica e della politica.