Fin dai tempi della persecuzione romana, i cristiani usavano il canto nelle loro preghiere, perché il canto era ritenuto il modo più diretto per parlare con Dio. A poco a poco, con l’espandersi della religione cristiana, la musica cominciò ad essere inserita nelle cerimonie religiose, ma a causa delle distanze tra le varie comunità e della mancanza di un’autorità centrale riconosciuta da tutti, si svilupparono riti differenti, cioè canti, gesti e parole della liturgia diversi in ogni comunità cristiana.Fra il VI e il VII secolo il monachesimo rafforzò ulteriormente l’espansione della religione cristiana in Europa e le abbazie divennero un luogo centrale non solo per la vita sociale delle popolazioni, ma anche per la diffusione della musica sacra: innanzitutto i monaci amanuensi copiavano i libri di canti e di preghiere, salvandoli dalla distruzione; nella quotidianità dei monaci, inoltre, la preghiera e il canto scandirono le ore e i momenti della giornata, creando una tradizione di musica vocale sacra molto importante.
Le abbazie erano strutturate come cittadelle murate, quindi sicure. Oltre ad essere luoghi di preghiera, divennero centri autosufficienti e un punto di riferimento per le popolazioni dei villaggi circostanti, sia anche come luoghi di lavoro che di rifugio.
Riferendosi alla musica vocale di questo periodo si parla di canto gregoriano perché alla fine del VI secolo il papa Gregorio I dettò regole comuni per i cristiani, avviando probabilmente anche la raccolta e la conservazione di numerosi canti liturgici usati nelle varie comunità dislocate in tutta Europa.Importante per la storia dei canti cristiani fu inoltre l’azione di Carlo Magno nel IX secolo, il quale per consolidare il suo potere cercò di creare un’unità culturale tra i popoli del Sacro Impero Romano, stabilendo tra le altre cose un unico repertorio di canti religiosi.