Il padre di Ludwig van Beethoven era Johann van Beethoven, cantore nella cappella di Bonn. Egli non aveva ereditato alcuna delle qualità familiari: pur essendo figlio del Maestro di Cappella alla Corte del Principe Elettore di Bonn, aveva poco profittato delle lezioni di suo padre e dell’istruzione data agli allievi della cappella. Le lettere di suo pugno fanno risaltare, ad ogni riga la grossolanità della sua intelligenza. Aveva il vizio del bere e sapeva diventare molto cattivo. Come artista non era meglio. Fu lui comunque che si incaricò di insegnare al figlio Ludwig i rudimenti della sua arte, e molte testimonianze ci attestano che schiaffi e scapaccioni piovevano sul povero bambino alla minima nota falsa. A quattro anni suo padre lo costringeva per lunghe ore al cembalo per un lavoro al di sopra delle sue forze. Un compagno di infanzia che fece con lui le scuole primarie, ci riferisce che fu usando la violenza che il padre giunse a far cominciare a Ludwig lo studio della musica e che non vi era giorno in cui non lo percuotesse per obbligarlo a sedere al piano.
I progressi di Ludwig furono così rapidi che il padre rinunciò al suo ruolo di insegnante e mise il ragazzo, che aveva ormai 9 anni, nelle mani di Tobias Pfeiffer, tenore in una troupe ambulante. Pfeiffer, che alloggiava presso i Beethoven, era un eccellente musicista e un ottimo clavicembalista, ma come il suo ospite amava bere. I due si recavano assieme alla taverna dove bevevano fino a notte inoltrata. Rientrati a casa, Pfeiffer si ricordava di non avere dato la sua lezione giornaliera a Ludwig, che veniva allora tirato giù dal letto e messo, tremante e addormentato al clavicembalo, ove restava fino al mattino. Beethoven fu lasciato alla scuola primaria giusto il tempo necessario per imparare a leggere, a scrivere e a far di conto. Non aveva ancora 13 anni che suo padre dichiarò che la sua educazione letteraria era terminata. Johann van Beethoven infatti contava sul genio musicale del figlio e il suo sogno era di fare di Ludwig un fenomeno da portare in giro per l’Europa per fare denaro.
Le tensioni e i conflitti all’interno del gruppo familiare, dovuti all’alcolismo del padre, ebbero grande importanza nei primi anni della sua vita e l’atteggiamento del padre nei confronti del figlio maggiore ebbe notevoli conseguenze sul suo sviluppo. La giovane amica Cecilia lo ricorda come “un bimbetto minuto, in piedi, su uno sgabello davanti al cembalo, al quale la severità del padre lo costringeva a studiare”. Un compagno delle scuole pubbliche degli anni ’80 lo descrive nelle sue memorie sempre sporco e disordinato, tanto da pensare che sua madre fosse già morta. Alcuni racconti ben illustrano una certa tendenza del giovane Ludwig all’isolamento e alla ribellione. In molti descrivono questa tendenza di Beethoven decenne ad isolarsi e a chiudersi in se stesso.
Alle lezioni di Pfeiffer, che rimase poco tempo a Bonn, seguì l’insegnamento regolare di Eeden, vecchio artista fiammingo, che insegnò a Ludwig l’organo, ma per l’età dovette ben presto rinunciare al suo compito. Il giovane Beethoven passò quindi nelle mani di Christian Neefe, organista di corte, che si incaricò volentieri dell’educazione di un ragazzo così dotato, sui cui progressi abbiamo la testimonianza dello stesso Neefe: “Egli diventerà sicuramente un secondo Mozart, se continuerà così come ha cominciato”.
Dalle testimonianze si legge che Beethoven adulto parlava raramente e con riluttanza di suo padre, anche se “ogni accenno sgradevole da parte di altri lo faceva andare in collera“. Questo era probabilmente un modo di proteggersi dai ricordi dei traumi infantili, anche se per la madre ebbe sempre espressioni di amore e di rispetto. Fra i racconti che ci sono pervenuti, alcuni fotografano una situazione familiare difficile e il rapporto faticoso col padre: si racconta che i tre figli di Johann andassero spesso a cercarlo nelle osterie, ubriaco, per convincerlo a ritornarsene a casa con loro; e si legge un episodio in cui Beethoven dovette intervenire “disperatamente“ per impedire alla polizia di arrestare suo padre.
Nella vita quotidiana negli anni di Bonn, Beethoven, quando si ritrovò ad essere a causa della ubriachezza del padre il capo della famiglia, tenne un comportamento a dir poco esemplare. Oltre ad adempiere gli incarichi di corte, dava lezioni di pianoforte, reprimendo la sua antipatia per l‘insegnamento, per arrotondare le entrate e contribuire così al dovere di aiutare la famiglia. Questo comportamento lo portò a crearsi per così dire una “struttura morale”, che non lo abbandonerà mai nella vita.
Sequenza tratta dal film ” Amata immortale” di Bernard Rose, in cui Beethoven adolescente fugge dai maltrattamenti del padre per contemplare le stelle: