La premessa d'obbligo è che il questionario non è in grado di misurare quanti e quanto i ragazzi/e di oggi siano dipendenti dalla rete o abbiano comportamenti di dipendenza verso di essa.
Le domande poste cercano di far emergere l'assiduità’ con cui i più giovani usino la rete, con quali modalità e in quali situazioni. La somma di tali coordinate possono fornire un'idea di come si possa eventualmente far fatica nel retrocedere da comportamenti delegati e promossi attraverso la rete, soprattutto se attuati in maniera frequente e ripetuta. In ogni caso nel questionario vengono poste due domande chiarificatrici riguardo alla percezione che il ragazzo/a ha di se stesso/a in merito ad una propria dipendenza dalla rete (in rosso le risposte dei genitori):
La prima cosa che appare evidente è che i genitori registrino con estrema precisione la quantità di tempo che i figli passano online, ma quando viene loro chiesto di fare una stima su quanto tempo riuscirebbero a passare al di fuori del web notiamo una forbice soprattutto sulle situazioni “mezza giornata” e “un giorno intero”. Essere più o meno attenti alla quantità di tempo che i figli passano online, al di là delle previsioni più o meno esatte sulla capacità di resistere senza smartphone, potrebbe non essere sufficiente ad individuare condotte di abuso che portano ad eventuali dipendenze.
Quanto dichiarato dai ragazzi/e stessi, poi, ha bisogno di ben pochi commenti: circa 1 soggetto su 10 dichiara di non riuscire ad andare oltre le due ore senza connessione facendo intendere che nelle attività che si prolungano oltre (come ad esempio la scuola) potrebbero quantomeno avere fatica nell'essere concentrati sul compito da svolgere.
In ogni caso praticamente 4 intervistati su 10 passano dalle alle 5 ore più connessi attivamente alla rete, il che ci può portare a pensare che dovendo mettere alla prova un campione di 100 ragazzi nel rinunciare volontariamente alla connessione, forse, scopriremmo che il rapporto 1 a 10 citato prima potrebbe essere assai più alto.
Ma se i dati riportati fin'ora sono una proiezione di un ipotetico comportamento che rimanda automaticamente a previsioni altrettanto ipotetiche, possiamo aggiungere altri tipi di comportamenti che possono farci inquadrare meglio il problema.
Numeri interessanti provengono dalla domanda creata per indagare il fenomeno del “Vamping”, ovvero il ritrovarsi a fare tardi durante la notte con lo smartphone in mano persi in attività di intrattenimento che vanno dal social al video streaming. Il 32,67% degli intervistati dichiara di andare oltre la mezzanotte più volte a settimana indugiando tra le varie app disponibili del proprio smartphone.
Se è vero che non tutte le ore spese siano uguali o per forza pericolose (lo analizzeremo però meglio con la tabella di seguito), è un dato di fatto che un'adolescente in età scolare ha bisogno di un numero minimo di ore per essere sufficiente performante a scuola o negli impegni generici come le attività sportive, possiamo dunque tranquillamente affermare che questo numero è uno di quegli indici di abuso del mezzo che possono indicare eventuali strade verso la dipendenza. Citando poi il report dei genitori che indica con un generico “Sì mio figlio fa tardi oltre la mezzanotte per stare online” (27,96%) senza indicare nessuna frequenza precisa su quel tipo di comportamento, possiamo concludere che quegli argini indispensabili per contenere modalità problematiche che un’adolescente sperimenta durante il suo percorso sono in questo caso piuttosto deboli.
Concludiamo anche con un dato qualitativo per connotare quello quantitativo dato dal fenomeno del Vamping, ovvero che tale abitudine possa essere connotata come segnale di abuso cercando di capire anche se quel tempo speso possa portare ad uno scadimento degli atteggiamenti e del comportamento.
di Francesco Brizzi