Una scuola inclusiva non dovrebbe lasciare indietro nessuno, come recita l’obiettivo 4 dell’Agenda 2030, che si propone di dare opportunità di istruzione eque a tutti lungo l’intero corso della vita. A livello mondiale le statistiche dicono che è stata raggiunta l’uguaglianza tra bambine e bambini nell’istruzione primaria, ma pochi Paesi hanno raggiunto questo risultato a tutti i livelli educativi. Oggi la tecnologia offre agli insegnanti un ventaglio di soluzioni per creare attività scolastiche che rispondano ai requisiti inclusivi declinati nella progettazione basata sull’Universal Design for Learning.
Oggi l’inclusione è un tema estremamente attuale anche a scuola, ma questo non significa che sia prioritario per tutti gli attori del mondo scolastico.
L’Italia nell’ambito dell’inclusione scolastica vanta un percorso normativo all’avanguardia, che ha radici in un tempo passato, poco attento alla tematica del disagio. Questo iter si snoda attraverso passaggi che vanno dal semplice inserimento dei minorati fisici nelle classi, ai primi tentativi di integrazione con la legge 517 del 1977, che abolisce le classi differenziali e speciali, per arrivare alla sfida dell’inclusione negli anni 2000 con la legge 170/2010 sui DSA e l’ultimo decreto legislativo n. 66/2017, con cui il legislatore declina il progetto di inclusione, affidato a scuola, famiglia e territorio.
Quando pensiamo all’inclusione, in molti conduciamo la nostra idea alle linee guida dell’Universal Design for Learning (UDL), un modello di riferimento internazionale che promuove l’abbattimento delle barriere a partire dall’ambito architettonico, per arrivare anche in ambito educativo.
La progettazione urbana che segue i principi UDL, in realtà, non si preoccupa di rimuovere le barriere architettoniche, ma punta piuttosto alla costruzione di opere pubbliche e non, accessibili a tutti di default, nel rispetto delle differenze di ciascuno.Lo stesso principio si può trasferire nell’ideazione dei percorsi didattici, pensati per essere adatti a tutte le esigenze degli alunni presenti in una classe, muovendosi lungo tre punti cardine dell’apprendimento:
● il cosa;
● il come;
● il perché.Essi sono strettamente connessi a tre aree cerebrali che si attivano nel momento in cui si impara, che vanno stimolate in modi differenti.
L’insegnante dovrebbe sempre fornire agli studenti molteplici mezzi al fine di sollecitare le tre diverse reti neurali implicate nell’apprendimento, dedicate rispettivamente:● al riconoscimento del “cosa”;
● alle strategie del “come”;
● all’ affettività del “perché” si impara.Insegnamento e apprendimento procedono di pari passo e la scuola con la situazione pandemica ancora in atto ha dovuto attuare nuove strategie per continuare a garantire il processo formativo.
La didattica si è spostata dall’aula all’aula virtuale, attraverso il supporto dei mezzi informatici che sono divenuti indispensabili per docenti e studenti.
Il Piano Nazionale Scuola Digitale, con le sue 35 azioni, ha promosso l'innovazione digitale nel sistema scolastico italiano a partire dal 2015, ma in realtà la vera rivoluzione tecnologica è stata attuata grazie alla pandemia da Covid19, che ha costretto i docenti alla didattica a distanza. Molti insegnanti sono oggi meno timorosi nell’uso delle risorse digitali impiegabili in ambito didattico, ma va ancora sviluppata una maggiore consapevolezza metodologica per realizzare percorsi didattici altamente innovativi e inclusivi.La tecnologia, a mio avviso, offre un ventaglio di soluzioni per creare attività scolastiche che rispondano ai requisiti inclusivi declinati nella progettazione basata sull’Universal Design for Learning. La mappa che segue è una sintesi della più completa infografica UDL, con un focus sugli aspetti a cui possono rispondere soluzioni hardware e software, piattaforme e tool digitali da coniugare nel quotidiano con metodologie e strategie didattiche.
Tutte le risorse presenti in rete “che non siano discriminatorie, che favoriscano l’apprendimento, che siano favorevoli agli studenti, specifici al contesto, convenienti e disponibili per tutti” possono essere definite con l’acronimo OER: Open Educational Resources.Nella quotidianità didattica è quindi importante introdurre e proporre utilizzo, adattamento e ridistribuzione di OER che garantiscano questi parametri UDL indispensabili per una scuola inclusiva:
● la gratuità;
● la facilità di accesso;
● la flessibilità nell’uso;
● la semplicità e l’intuitività;
● le informazioni percepibili.
Al di là delle applicazioni e dei software che utilizziamo nelle nostre prassi didattiche, per rispondere alle esigenze di tutti, nella produzione di materiali scolastici e non in ambiente digitale, sono talvolta sufficienti pochi accorgimenti che elenco qui a titolo esemplificativo:● nella redazione dei documenti è importante utilizzare formati aperti, leggibili dai diversi software;
● la scelta del carattere e la sua formattazione possono rendere un testo altamente leggibile;
● utilizzare correttamente paragrafi, spazi, accenti, apostrofi facilita la lettura di un testo con le sintesi vocali;
● strutturare il documento utilizzando gli stili corretti per le diverse parti: titolo, intestazione, corpo del testo, ecc.;
● l’inserimento di una didascalia o di un testo alternativo, permette a uno screen-reader di leggere un’immagine sullo schermo;
● è importante elaborare un indice navigabile con collegamenti interni per spostarsi agevolmente tra i paragrafi di un documento lungo;
● i file pdf salvati come immagine non sono leggibili come testo;
● la comunicazione visiva va strutturata con colori facilmente percepibili che tengano conto del contrasto;
● la varietà di codici utilizzati permette di suscitare interesse e mantenere viva l’attenzione;
● l’inserimento dei sottotitoli e del canovaccio del testo in un video ne favoriscono la comprensione.Oggi esiste una pressoché infinita gamma di software, applicazioni, add-on, estensioni e piattaforme che possono integrarsi e rendere più accessibile e inclusiva la nostra azione didattica.Concludo quindi questo breve articolo suggerendo alcuni strumenti gratuiti e di semplice utilizzo per facilitare il lavoro di docenti e studenti, ricordando però che l’aspetto più importante dell’inclusione risiede nell'atteggiamento di ciascuno di noi verso l’altro. Non c’è tecnologia che possa funzionare senza l’empatia e la passione che sempre devono accompagnarci nel nostro lavoro di insegnanti.
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