Progetto PlasticART

Può la plastica trasformarsi da rifuto a risorsa? È la grande domanda cui hanno cercato di rispondere gli allievi della docente Lucadamo con le opere realizzate nell’ambito del progetto PlasticArt. Un percorso partito dalla visione di un documentario e conclusosi con la realizzazione di sculture, manifesti, disegni e tanto altro.


I ragazzi, si sa, sono come gli aerei: volano solo se ad alta quota.
Per questo sarebbe estremamente riduttivo, quando si affronta nelle prime l’argomento della plastica, limitarsi a descrivere il materiale, le sue caratteristiche tecniche, i relativi utilizzi e spiegare infine i processi di lavorazione in funzione della specifica materia plastica.
Non è tutto qui.
Non può essere tutto qui.Può un rifiuto diventare risorsa?Può la plastica stessa – origine di un immenso problema ambientale che solo ora sta venendo pienamente alla luce – sensibilizzare le coscienze, raccontare gli enormi squilibri che sta creando agli ecosistemi del pianeta Terra?Ecco le domande che in classe ci siamo posti e che hanno dato avvio al progetto PlasticART.

Come è nato il progetto

Ma procediamo con ordine: il progetto in realtà non è stato altro che il necessario compimento di un percorso durato indicativamente sei settimane e cominciato con la visione del film documentario Un mare da salvare, la “balena di plastica”: illuminante, toccante ed estremamente istrutivo, il lungometraggio ha lasciato i ragazzi con il fiato sospeso e le cellule grigie in movimento, grazie alle meravigliose inquadrature dei fiordi norvegesi e ai contenuti chiari, completi e scientificamente ineccepibili. E grazie alle storie nella storia che sa raccontare, nonostante la lingua originale inglese e la necessità dei sottotitoli.(Fuoriprogramma: a questo film documentario è possibile legare una micro o macro attività CLIL, partendo dalla terminologia specifica o da frasi pronunciate dai protagonisti).In seguito, ci siamo guardati attorno per scoprire che la maggior parte degli oggetti che ci circondano (in classe e a casa) è fatta in parte o del tutto in plastica, abbiamo capito quali sono le caratteristiche tecniche che rendono questo materiale così utile e utilizzato e siamo quindi giunti a stilare un elenco dei suoi pro e contro.


Domande e (personalissime) risposte

Successivamente, ci siamo addentrati nel tecnico della questione: come si produce la plastica a partire dal petrolio? dove? come i granuli di plastica rammolliti vengono lavorati per ottenere i vari manufatti? perché per un oggetto viene utilizzato un certo processo e per un altro un processo diverso? cos’è la bioplastica? è proprio vero che è così bio?
Armati a questo punto di un bagaglio di conoscenze di tutto rispetto, ci siamo posti le famose, esistenziali domande di cui all’inizio del post e abbiamo provato a dare le nostre personalissime, profonde, creative risposte.
La consegna del progetto PlasticART spiegata in classe è stata questa:“In questi giorni in cui è grande la mobilitazione mondiale per le questioni ambientali, ANCHE NOI vogliamo far sentire la nostra voce…
Sappiamo, abbiamo visto e vediamo tutti i giorni attorno a noi come il problema ambientale della plastica stia diventando sempre più grave.
Idea! Potremmo anche noi organizzare per venerdì 29 marzo un grande evento: una mostra di classe sul tema della plastica!Ogni gruppo preparerà per quella data un’opera d’arte fatta interamente in plastica riciclata che possa sensibilizzare sul problema della plastica: usa e getta, inquinamento ambientale, problemi all’ecosistema marino… Il messaggio potrà essere uno o tanti. Potrebbe essere una scultura, un’installazione, un oggetto, delle fotografie…”.