L’Umanesimo nasce in Italia nel XIV (quattordicesimo) secolo, ma ben presto si diffonde in tutta Europa. Tocca il suo apice nel corso del XV (quindicesimo) secolo, confluendo poi nel Rinascimento. Il nome deriva da humanae litterae, gli studi letterari che per gli antichi erano un aspetto essenziale della formazione dell’uomo. Per un intellettuale del Medioevo, la storia e i classici greci e latini andavano interpretati alla luce della teologia e della fede; per gli umanisti è invece essenziale la lettura diretta, lo studio delle fonti, il recupero della “verità” di questi testi travisati durante il Medioevo.Pertanto gli umanisti si dedicano allo studio storico e letterario della classicità, scoprendo preziosi manoscritti (Lucrezio, Quintiliano, Cicerone) e inventando, di fatto, la filologia, la disciplina che, attraverso l’analisi e la critica dei testi scritti, cerca di ricostruirli e interpretarli correttamente.
Abbandonati i vincoli dell’ideologia cristiana, l’Umanesimo abbraccia una visione del mondo sempre più laica e antropocentrica, cioè incentrata sull’uomo, libero di fare le proprie scelte e artefice del proprio destino.Secondo Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494), stimatissimo filosofo dell’epoca, Dio aveva posto l’uomo al centro dell’Universo e lo aveva dotato della ragione proprio perché potesse scegliere liberamente il proprio destino.
Si scrivono quindi trattati su argomenti tipici della letteratura classica: la dignità dell’uomo; le sue capacità intellettuali; l’organizzazione della società. Ma si approfondisce anche la conoscenza dell’anatomia e il corpo umano è rappresentato realisticamente, cioè con forme e particolari fedeli alla realtà. Lo stesso avviene in pittura, dove gli studi sulla prospettiva riescono a dare profondità agli ambienti e senso della distanza fra gli oggetti rappresentati.
Gli uomini di scienza cominciano a interrogarsi sulle leggi che dominano l’Universo e i fenomeni naurali. Ma non si limitano più cercare le risposte sui libri e nelle parole dei religiosi, cominciano invece a osservare la natura in modo più attento e con un più spiccato senso critico.
Questo nuovo spirito scientifico è testimoniato in maniera eccelsa da Leonardo da Vinci (1452-1519). Artista e architetto, inventore e ingegnere, Leonardo si occupa di fisica, anatomia, matematica e botanica. Per il suo metodo, basato sull’osservazione e sulla sperimentazione, è considerato un precursore della scienza moderna che si svilupperà poi con Galileo Galilei.La scoperta più importante dell’epoca è dell’astronomo Niccolò Copernico. Egli sostiene la rotazione della Terra intorno al Sole (teoria eliocentirca), contrastando così la teoria tolemaica.
Tra le grandi innovazione dell’epoca che influirono sullo sviluppo della cultura, della politica e dell’arte militare, vi sono la stampa a caratteri mobili ideata da Gutenberg e le nuove armi da fuoco che utilizzano polvere da sparo.
I maggiori rappresentanti dell’Umanesimo sono Coluccio Salutati (1331-1406), Leonardo Bruni (1370-1444), Poggio Bracciolini (1380-1459), Leon Battista Alberti (1404-1472), Lorenzo Valla (1407-1457), Marsilio Ficino (1433-1499) e, fuori dai confini italiani, Erasmo da Rotterdam.