Baruch Spinoza

Spinoza nasce ad Amsterdam il 24 novembre 1632, figlio di Michael e Hanna. Il padre era un commerciante e nel 1639 iscrive il figlio alla scuola della comunità ebraica nella quale il giovane Baruch impara la lingua ebraica, studia il Talmud, l’antico testamento, Maimonide, Crescas, Levi Ben Gerson, Ibn Ezra. Per iniziare gli studi contabili, legge anche in lingua ebraica testi di matematica, astronomia e geometria.

La famiglia era di origine marrana: i marrani erano gli ebrei spagnoli che fecero finta di convertirsi al cristianesimo, costretti dal re Ferdinando d’Aragona. Il padre di Spinoza emigrò in Olanda in seguito alle persecuzioni sugli ebrei del re del Portogallo.

Spinoza così conosceva tre lingue: il netederlandese, con la quale scriverà l’Etica, l’ebraico e il portoghese, insegnatogli dal padre.Nel 1654 muore il padre e entra in società col fratello Gabriel. Nel 1655 Spinoza fa vari importanti incontri e nell’anno successivo avviene la famosa scomunica da parte della comunità ebraica. Egli non abiura e non rientrerà mai all’interno della comunità. Tra il 1656 e il 1658 frequenta la scuola di latino del presunto libertino van Enden e sempre in questi anni approfondisce lo studio delle opere di Cartesio. Nel 1658 scrive il “Trattato sull’emendazione dell’intelletto”.

Nel 1661 si trasferisce a Rjnsburg e inizia la corrispondenza col tedesco Olbenborg, segretario della Royal Society di Londra. Sempre in questo anno scrive il “Breve trattato su Dio, l’uomo e il suo bene”. Nel 1662 inizia a scrivere l’“Etica”. Nel 1663 pubblica l’unica sua opera uscita in vita col suo nome: “I principi della metafisica di Cartesio, parte I e parte II” e in allegato i “Pensieri metafisici”. Durante quest’anno conosce il pensionario Jan de Witt e si assicura una pensione di 200 fiorini l’anno e così si garantisce la possibilità di “dedicarsi totalmente alla ricerca della verità”.Nel 1665 Spinoza comunica a Oldenborg di aver iniziato la stesura del “Trattato teologico politico”. Nel 1670 pubblica il Trattato e durante l’anno si trasferisce all’Aja.Nel 1672 assiste alla trucidazione dei fratelli de Witt, assassinati dalla folla inferocita a causa dei rivolgimenti politici che porteranno gli Orange al potere. Nel 1673 Spinoza rifiuta una cattedra di filosofia a Heidelberg, invitato dall’elettore del Palatinato, in quanto sotto l’autorità statale non si sentiva sufficientemente libero di dire quel che pensava.Nel 1675 si reca a Amsterdam per curare l’edizione dell’Etica che però non verrà che pubblicata postuma in quanto, dopo la condanna della censura del Trattato Teologico Politico, preferisce attendere ancora alla pubblicazione. Nel 1676 riceve la visita di Leibniz e inizia a comporre il “Trattato Politico” rimasto incompiuto. 

Il 21 febbraio del 1677 all’età di quarantacinque anni, Spinoza va incontro alla morte. Si suppone sereno. Nell’anno stesso della sua morte, il suo amico Mayer porta a compimento le opere postume e pubblica l’Etica More Geometrica demonstrata.L’Etica è un sistema filosofico ben ordinato e completo in ogni sua parte. L’autore, Baruch Spinoza, si è impegnato dal 1663 al 1675 alla stesura, rielaborazione e delimitazione di quest’opera. Un lavoro certamente destinato a lasciare il segno su tutta la produzione filosofica successiva la quale, consapevolmente o inconsapevolmente, è segnata a prendere atto dell’importanza di questa interpretazione del mondo e tenerla sempre presente. 

Pensiero filosofico

L’Etica è un sistema filosofico ben ordinato e completo in ogni sua parte. L’autore, Baruch Spinoza, si è impegnato dal 1663 al 1675 alla stesura, rielaborazione e delimitazione di quest’opera. Un lavoro certamente destinato a lasciare il segno su tutta la produzione filosofica successiva la quale, consapevolmente o inconsapevolmente, è segnata a prendere atto dell’importanza di questa interpretazione del mondo e tenerla sempre presente. L’Etica infatti non è solo un opera in cui ci si chiede su quali basi vada fondata la morale, ma in generale, su cosa l’esistenza umana sia fondata, da che ha preso le mosse e in che termini effettivamente l’uomo è in grado di definirsi libero agente. 

Libertà, esistenza, ragione, intuizione, immaginazione, errore sono solo dei pochi concetti evocati nell’arco di tutta la trattazione che altro non è che un grande sforzo di ordinare tutta la coscienza umana e dare una ragione alla validità della conoscenza e non ultimo, dare una ragione alla ragion pratica.L’Etica infatti non è solo un opera in cui ci si chiede su quali basi vada fondata la morale, ma in generale, su cosa l’esistenza umana sia fondata, da che ha preso le mosse e in che termini effettivamente l’uomo è in grado di definirsi libero agente. Libertà, esistenza, ragione, intuizione, immaginazione, errore sono solo dei pochi concetti evocati nell’arco di tutta la trattazione che altro non è che un grande sforzo di ordinare tutta la coscienza umana e dare una ragione alla validità della conoscenza e non ultimo, dare una ragione alla ragion pratica.L’Etica infatti pone un dubbio: le parti morali sono solo la quarta e la quinta. La parte però più importante è in realtà la seconda, dalla quale dipende poi tutto il resto della costruzione. Ma anche la seconda in realtà presuppone la prima. 

I temi dell’Etica, come a volte dice Spinoza stesso, sono risolti qua e là, non sempre sono riconoscibili le soluzioni tanto sono lontane dalle problematiche che si propongono di risolvere. Così l’andatura del testo è estremamente complessa, un intreccio continuo di temi che non si risolvono mai secondo semplici linee ma sono continuamente sovrapposti, legati e indissolubilmente si accompagnano l’un l’altro. E neanche nella quinta parte si parla solo di morale ma anche di tutti gli altri temi che ora sono di primo piano nelle altre parti, ora sono di sfondo. Ma il sottofondo continuo e presente si fa continuamente consapevole attraverso i rinvii, le citazioni e le allusioni che l’autore continuamente deve fare.L’Etica infatti non è solo un’opera sistematica in quanto è un opera estremamente precisa e attenta sul piano logico-formale, ma anche nella stessa presentazione c’è la pretesa di essere sempre e costantemente attenti a quel che precede e a quel che segue. 

L’Etica infatti è “dimostrata” con metodo-geometrico. Tre parole che compaiono già nel titolo e che sono decisamente importanti, quasi offrono la chiave interpretativa dell’opera. L’Etica, ovvero lo studio dei costumi umani e sul loro “dover-essere”, è “dimostrata” ovvero viene posta come ri-posta su qualcos’altro. Dunque secondo l’autore, per spiegare l’Etica non è sufficiente parlare di morale ma necessita una metaetica coerente e precisa. La di-mostrazione è un porre in evidenza i principi primi per poi poter dare una giustificazione coerente, ovvero non contraddittoria, di tutto quel che è compreso. I principi primi, come vedremo solo uno, sono indimostrabili e evidenti di per sé. Spinoza infatti è consapevole infatti dell’impossibilità di un ragionamento “all’infinito” e non a caso neutralizza il problema con l’ausilio di un “assoluto” infinito. Per così dire, neutralizza l’infinito con l’infinito. In realtà, la faccenda non è poi così oscura né, in realtà, si può porre il problema del regresso all’infinito.Il problema del metodo è un tema molto caro a Spinoza e a lui molto vicino. Cartesio infatti, suo grande predecessore e da lui massimamente stimato, scrisse poco tempo prima i tre trattati fondamentali che segnano, non a caso, tutto il raggio dei problemi dell’Etica: il trattato sul metodo, le meditazioni metafisiche, il trattato sull’anima. 

Nel primo di questi Cartesio delinea un metodo per arrivare alla verità e nelle meditazioni mostra come in precedenza, ovvero senza la concezione di un metodo che si basasse su altro che sulla ragione, non ci fosse che una conoscenza del tutto pregiudiziale del mondo. In questi due trattati Cartesio mostra come il metodo ci serva a pervenire alle idee chiare e distinte che altro sono che l’oggetto della conoscenza adeguata. Senza metodo non si da conoscenza certa al di fuori di ogni ragionevole dubbio. Il procedimento del dubbio sistematico elaborato da Cartesio mira proprio a questo: mostrare come la conoscenza sensibile, se non interpretata alla luce di idee chiare e distinte, non porti che pregiudizi ovvero falsità. Nelle meditazioni il processo che viene compiuto non è altro che questo: condurre il lettore a liberarsi dai pregiudizi, mostrati attraverso il dubbio iperbolico, per poi condurlo alla verità, al dio libero creatore delle verità eterne. Cartesio pone una radicale dualità delle sostanze, cogito e estensione, la conoscenza avviene per reminiscenza e conoscenza delle idee adeguate. La verità per Cartesio va raggiunta dopo un percorso e il percorso è fondamentale perché è attraverso il metodo che si giunge alla conoscenza vera delle idee adeguate. Spinoza si pone su un lato decisamente diverso: la differenza verte sulla diversa concezione della verità che si fonda su una diversa concezione del mondo. 

In questo senso Spinoza, che parte pure da posizioni estremamente simili a quelle di Cartesio, se ne discosta contemporaneamente in modo radicale portando alle estreme conseguenze alcune delle tematiche proposte da Cartesio. Intanto la diversa concezione della natura sta nella diversa concezione della sostanza. La sostanza per Cartesio è divisa tra cogito e estensione mentre per Spinoza è unica. E lo stesso cogito per Cartesio prevede la facoltà del conoscere, l’intelletto, e la facoltà del giudizio, la volontà. Per Spinoza nell’attributo del pensiero intelletto e volontà sono un’unica e stessa cosa. Le idee, per Cartesio, sono adeguate se conosciute chiaramente e distintamente ma questa conoscenza è atta attraverso l’utilizzo del metodo mentre per Spinoza nella verità o ci si è o si è nel falso. La verità dunque è condizione di sé e del falso. Per Cartesio tutto è necessario ma non il cogito che conserva la sua autonomia rispetto alla res extensa, mentre per Spinoza tutto è necessario a parte la sostanza assolutamente infinita.L’orizzonte problematico e terminologico di Spinoza è il medesimo che quello tracciato da Cartesio e non a caso in Cartesio egli vede il suo predecessore più autorevole, un eccellente filosofo. Per le divergenze, non da poco, precedentemente dette, Spinoza però ne prende fortemente le distanze e ogni qual volta che può le sottolinea. E anche nella questione del metodo Spinoza si differenzia molto da Cartesio: la verità, essendo garanzia di sé e del falso, non dipende da alcun metodo e può essere raggiunta in molti modi, il metodo dunque non è al di fuori della cosa ma è nella cosa e a partire dalla quale si dà il metodo. 

Il metodo geometrico è il modo più chiaro di esposizione che si possa avere perché parte da definizioni che pongono il significato dei termini in modo univoco, da assiomi universali e procede per proposizioni dimostrate di volta in volta. Questa andatura garantisce una chiarezza esemplare e di per sé sintetica e precisa. Naturalmente, proprio in virtù di questa estrema chiarezza e sinteticità, l’Etica è un testo assai complesso che va assimilato col tempo ma che presenta un rigore razionale estremo. Il metodo dunque non è la strada per la verità ma è la condizione per una esposizione chiara.

Bibliografia