Thomas More, conosciuto anche con il nome italianizzato di Tommaso Moro, nacque a Londra il 7 febbraio 1478. Studiò diritto a Oxford e a Londra, coltivando nel contempo studi di letteratura classica e filosofia.
Tommaso Moro fu avvocato di grande fama; ospitò a lungo nella propria casa Erasmo da Rotterdam, di cui fu grande amico; infine divenne cancelliere di Enrico VIII, a partire dal 1529: ne acquistò il favore e ottenne da lui molti incarichi. Entrò però in conflitto con il sovrano a proposito del divorzio da Caterina d’Aragona e sulla questione della supremazia ecclesiastica pretesa dal re.
Tommaso Moro fu fatto imprigionare nella Torre di Londra e fu decapitato il 6 luglio 1535. Venne canonizzato nel 1935.
La fama di Tommaso Moro è legata al trattato dal titolo Utopia, uscito nel 1516 in latino e tradotto in inglese nel 1551.
Utopia si divide in due libri: Città reale e Città perfetta. È un trattato molto singolare, che ha piuttosto l’aspetto, soprattutto nel secondo libro, di un romanzo-saggio, mentre nel primo prevale l’aspetto dialogico.
Il dialogo è fra l’io narrante (l’autore) e un portoghese. L’autore immagina infatti di aver conosciuto ad Anversa un viaggiatore portoghese, Raffaele Itlodeo (la parola, che si può collegare al termine greco “hitlos”, “frottola”, significa “chiacchierone”), che gli racconta di aver viaggiato per anni nel Nuovo Mondo e di essere infine arrivato a Utopia, in cui avrebbe vissuto cinque anni. In questa isola, le istituzioni politiche e civili sarebbero superiori a quelle europee.
Nel primo libro si sottolinea che la vita è il bene principale dell’uomo e dunque si condanna la pena capitale, allora impiegata anche per i piccoli reati, come per i furti; inoltre ci si pronuncia per l’uguaglianza e contro la proprietà privata.
Nel secondo libro, i costumi di Utopia sono descritti secondo gli schemi del libro di viaggi ma tenendo anche presente il modello della Repubblica di Platone (la repubblica immaginata da Platone è uno stato ideale diviso nelle tre classi dei filosofi, che contemplando le idee lo dirigono razionalmente; dei soldati o «guardiani», che hanno il compito di difenderlo; e dei produttori, che ne assicurano l’esistenza dal punto di vista economico).
Il problema della felicità umana è risolto da Tommaso Moro facendo lavorare tutti gli abitanti sei ore al giorno: tutti devono praticare l’agricoltura e almeno un mestiere. Inoltre, contro ogni ascetismo, viene perseguito un uso moderato dei beni terreni e corporali. In materia religiosa, si professa una perfetta tolleranza fra tutte le religioni.
Come si vede, Tommaso Moro proietta nella sua fantastica Utopia (il nome fu coniato con le parole greche ou «non» e topos «luogo», per indicare appunto un luogo che non esiste) i valori del mondo umanistico. Vi aggiunge il motivo sociale, del tutto estraneo, invece, agli umanisti italiani: il suo impegno contro la miseria e la degradazione dei contadini si traduce nel progetto di una perfetta uguaglianza dei cittadini e nel ripudio della proprietà privata.
Oltre al capolavoro Utopia, Tommaso Moro scrisse in inglese un trattato dialogico secondo il modello platonico, Dialogue (1528). Un altro dialogo, immaginato tra Conforto e Tribolazione, fu scritto in attesa della morte, mentre era in prigione: è il Dialogue of Comfort against Tribulation [Dialogo di Conforto e Tribolazione].